Il Vecchio Che Leggeva Romanzi D'Amore by Luis Sepùlveda

Il Vecchio Che Leggeva Romanzi D'Amore by Luis Sepùlveda

autore:Luis Sepùlveda [Sepùlveda, Luis]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: narrativa straniera
ISBN: 9788850225040
editore: TEA - Tascabili degli Editori Associati Spa
pubblicato: 2011-04-30T22:00:00+00:00


CAPITOLO SESTO

Dopo aver mangiato i suoi saporiti gamberi, il vecchio pulì diligentemente la dentiera e la avvolse nel fazzoletto. Subito dopo sparecchiò, gettò gli avanzi di cibo dalla finestra, aprì una bottiglia di Frontera e si decise per uno dei romanzi.

La pioggia lo circondava da ogni parte e la giornata gli concedeva un’ineguagliabile intimità.

Il romanzo cominciava bene.

«Paul la baciò con ardore mentre il gondoliere, complice delle avventure dell’amico, fingeva di guardare altrove, e la gondola, provvista di soffici cuscini, scivolava dolcemente sui canali di Venezia.»

Lesse il brano varie volte, a voce alta.

Che diavolo erano le gondole?

Scivolavano sui canali. Doveva trattarsi di barche O di canoe. Quanto a Paul, era chiaro che non si trattava di un tipo perbene, visto che baciava «con ardore» la piccola in presenza di un amico, e complice per di più.

L’inizio gli piacque.

Gli sembrò molto azzeccato che l’autore definisse i cattivi con chiarezza fin dal principio. In quel modo si evitavano complicazioni e simpatie immeritate.

Quanto a baciare, come diceva?, «con ardore», come diavolo si faceva?

Ricordava di avere baciato pochissime volte Dolores Encarnación del Santísimo Sacramento Estupiñán Otavalo. Forse in una di quelle rarissime occasioni lo aveva fatto così, con ardore, come il Paul del romanzo, ma senza saperlo. In ogni caso erano stati pochissimi i baci perché la moglie, o rispondeva con attacchi di risa, o indicava col dito che poteva essere peccato.

Baciare con ardore. Baciare. Aveva scoperto solo ora di averlo fatto pochissime volte, e unicamente con sua moglie, perché tra gli shuar baciare era un’abitudine sconosciuta.

Tra uomini e donne esistevano le carezze, su tutto il corpo, e non importava se c’erano altre persone presenti. Ma non si baciavano nemmeno nel momento dell’amore. Le donne preferivano sedersi sopra l’uomo adducendo che in quella posizione sentivano di più l’amore, e quindi gli anents che accompagnavano l’atto risultavano molto più sentiti.

No. Gli shuar non baciavano.

Ricordò anche di avere visto una volta un cercatore d’oro che rovesciava a terra una jíbara, una povera donna che vagava tra i coloni e gli avventurieri implorando un sorso di acquavite. Chi ne aveva voglia, la spingeva in un angolo e la possedeva. La poveretta, abbrutita dall’alcool, non si rendeva nemmeno conto di cosa le facevano. Quella volta l’avventuriero le saltò addosso sulla riva e le cercò la bocca con la sua.

Ma la donna reagì come una fiera. Scaricò l’uomo, gli lanciò una manciata di sabbia negli occhi, e si mise a vomitare, presa da uno schifo invincibile.

Se significava questo baciare con ardore, allora il Paul del romanzo non era altro che un porco.

Quando arrivò l’ora della siesta aveva letto e riflettuto su circa quattro pagine, ed era seccato dalla sua incapacità di immaginare Venezia con le caratteristiche attribuite ad altre città scoperte anch’esse nei romanzi.

A quanto pareva a Venezia le strade erano allagate, e quindi la gente era costretta a muoversi in gondola.

Le gondole. La parola «gondola» riuscì finalmente a sedurlo, e decise di chiamare così la sua canoa. La Gondola del Nangaritza.

Mentre fantasticava in questo modo fu colto dal sopore



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